LA FELICITA’ AL MONDO D’OGGI

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In un momento così difficile come l’attuale, parlare di un argomento come questo potrebbe essere improponibile, forse nessuno ci crederebbe o sarebbe un’illusione o una farneticazione di chi scrive. Ma ritengo che oggi più che mai sia doveroso parlarne, perché fondamentalmente tutti gli esseri umani, per natura, la vogliono. Ogni essere umano cerca, nel suo intimo di raggiungerla e di liberarsi dalle sofferenze, dalle disgrazie, dalle delusioni. In quanto esseri umani siamo tutti uguali: occidentali e orientali, ricchi e poveri, religiosi e no, credenti e non credenti, condividiamo tutti la stessa speranza di raggiungerla. Se la felicità la si intende uno stato permanente, l’idea di una persona che è felice tutta la vita, senza dubbi, dolori, crisi o altro in questa vita, questo è una pura chimera.   La felicità, come pienezza assoluta, come ebbrezza, il toccare il cielo con un dito, è una situazione molto ma molto transitoria, episodica e di breve durata: può essere la gioia per la nascita di un figlio, per l’amato o l’amata che si incontrano, magari l’esaltazione per una vincita, il raggiungimento di un traguardo, persino un momento nel corso di una gita in campagna, ma sono tutti istanti transitori, dopo i quali sopravvengono i momenti di noia, di una vita di abitudini, di timore per le cose che succedono, di dolore, di ansia e angoscia o preoccupazioni varie.

Mi chiedo: ma le società moderne sono predisposte a creare una vera cultura della felicità per ogni cittadino che ne fa parte? La visione materialistica e l’attuale sistema economico, in quasi ogni parte del mondo, si basa prevalentemente su una regola molto semplice: trarre il massimo beneficio o profitto al minor costo possibile. Se osserviamo attentamente, individuiamo un sistema economico che trasforma la ricerca della felicità in una prostituzione produttiva per un appagamento personale. Si osserva la felicità come appagamento personale, come piacere personale, è una percezione soggettiva di benessere sensoriale.   Questa idea di felicità pervade il mondo della pubblicità e dei consumi, dove ogni proposta appare come un appello a una vita felice, la colazione che ti rende felice, il detersivo che finalmente toglie tutte le macchie, l’integratore che ti toglie l’ansia, la carne in scatola intorno a cui si riunisce la famigliola felice, l’auto bella ed economica. La felicità è diventata un’illusione e la promessa di un destino favorevole in termini di ricchezza materiale. Il sistema economico attuale genera bisogni fittizi e superflui per il soddisfacimento personale. Permettiamo che ci vengono vendute idee illusorie di felicità perché, molto probabilmente non ne conosciamo la vera natura e crediamo che dipenda dall’avere e dall’apparire e non dalla consapevolezza dell’essere. Uno dei miti più difficili da estirpare è l’idea della felicità legata al denaro. Che il denaro sia la fonte della felicità è falso per il semplice motivo che crea un appagamento momentaneo, una sensazione di sicurezza, di soddisfazione, ma non di felicità.

FELICITA’ E CONSAPEVOLEZZA DELL’ESSERE

Se osserviamo attentamente la nostra società continua a fornire esempi di incapacità educativa, incapacità relazionali, mancanza di valori etici, di dignità umana.
Abbiamo diversi esempi, una cultura incapace di produrre esempi di correttezza, di lealtà, di moralità, alla vita di coppia, dove un terzo dei matrimoni tende andare in rovina.
Fenomeni come l’uso di alcool, droghe, dove primeggia l’atteggiamento del forte, del bello, dove i social spopolano a dismisura.
Si nota un disagio nelle nostre future generazioni, sempre più diffuso, che coinvolge tutte le fasce della giovane età, preadolescenti, adolescenti e giovani.
È il segno di difficoltà relazionali, mancanza di punti di riferimento, solitudine, vuoto esistenziale, spesso un desiderio di fuggire dalla realtà.
Abbiamo le grandi religioni con i loro insegnamenti e credi da osservare, in una società in completa involuzione, non sono più in grado di fornire modelli di etica e di ricerca spirituale pura.
La cultura dominante materialistica del possesso nel nostro tempo è deleteria ed impazzita.
Crea criminalità, guerre, povertà, instabilità sociale.
Quanto la nostra onestà, rettitudine, lealtà, influisce sulla FELICITA’ ed avere serenità di essere?
Possiamo affermare che la felicità è connaturata alla consapevolezza dell’essere?
Ebbene SI’, la felicità è parte dell’essere.
Esiste dentro di noi.
La felicità è uno stato naturale nell’individuo consapevole.
Non dipende da quanto si ha, da quanto siamo bravi a fare o dall’apparire, ma bensì dalla consapevolezza dell’essere.
È una caratteristica intrinseca della consapevolezza.
Lo stesso domenicano San Tommaso d’Aquino nel suo famoso trattato sul “male” non aveva dubbi sull’universalità del desiderio di felicità, egli afferma” l’esperienza ci fa constatare che tutti gli uomini tendono alla felicità, e se questo desiderio è così universale, evidentemente è naturale”.
Tutti i più grandi maestri di ogni tradizione, dai filosofi ateniesi in occidente a Confucio a Lao Tzu in oriente, fino a toccare le più antiche sapienze millenarie indiane, si sono interrogati sulla natura della felicità.
La conclusione di questa ricerca evidenzia che la felicita, in ultima analisi, non sarebbe altro che una” condizione” dello spirito vitale.
In quest’ottica, risulta evidente perché ogni essere umano abbia come scopo quello della ricerca della felicità, la “vocazione” alla felicità.
Posso quindi affermare che la ricerca della piena spiritualità è l’unica via che ci conduce a risvegliare la felicità.  
Luciano G.
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